Chi mi conosce sa che sono un Peter Pan da sempre e, se devo dirla proprio tutta, non mi dispiace neanche. Trovo importante mantenere vivo quell’esserino che mi ha accompagnato e che tutt’ora lo fa nei momenti di spensieratezza. Seppur delle volte il cinismo prende il sopravvento, mi piace vedere il lato positivo di situazioni e persone. Appena si presenta l’occasione, faccio scherzi, tranne i telefonici, sono una frane in quelli. Un giorno, in piena estate, mi trovavo sotto casa di due mie amiche e come una lampadina che si accende, aspettando che arrivassero, mi venne l’idea di aggomitolarmi dietro una macchina. Quando uscirono entrambe dal portone, con sguardo da “assassino psicopatico pronto a tutto” corsi verso di loro urlando “Sto per uccidervi!”. Ecco , vi lascio immaginare le reazioni, tra le urla di sgomento una di loro aveva perfino alzato le mani in aria e in tutto questo avevo già 20 anni, tondi tondi. Un altro esempio di “maturità” è stato quando entrai di soppiatto in classe, accompagnato da una teatralità esagerata dissi che un mio compagno si sentiva male. Non era vero e la professoressa non ci credette nemmeno per un secondo. In entrambi i casi mi sono beccato la ramanzina ma ancora oggi, nessun rimpianto! Questa parte di me ce l’ho fin da quand’ero piccolo e la fantasia, quella voglia di creare nuove realtà, di vivere esperienze che sconfinano dall’ordinario per arrivare allo straordinario, mi fanno sentire in un certo modo vivo e felice. Quindi, nonostante il mio blog affronti gli argomenti con una certa dose di ribellione e provocazione, caratteristica che terrò fino alla fine dei miei giorni, voglio scrivervi di un fenomeno che presto diverrà un’abitudine per quanto riguardo il mercato videoludico e non solo: la realtà aumentata. Grazie ad essa, si possono sovrapporre elementi virtuali a tutto quello che ci circonda, attraverso l’utilizzo di telecamere o determinati occhiali. Questo mercato inizialmente fu utilizzato per scopi militari, ma sta trovando terreno fertile anche nell’ambito del quotidiano, come nei musei, nelle auto e soprattutto nei cellulari di ultima generazione. Ma cominciamo dal perché ho deciso di scriverci un post su questo argomento. Era il lontano 2004 quando tornai dalla Thailandia. Lì ho vissuto metà della mia infanzia e sempre lì, spopolavano tra manga, anime e giochi dei mostriciattoli chiamati Digimon. Non appena ritornai in Italia per trasferirmici definitivamente, ben presto mi accorsi che i Digital monster non avevano lo stesso successo di quei piccoli mostri simili ma allo stesso tempo diversi degli ormai famosissimi Pokémon. Il gioco è semplice e la trama non cambia, si è il protagonista indiscusso, si riceve un pokémon con lo scopo di battere i sette capipalestra assieme al resto della propria squadra, si sconfigge il team di turno e infine, dopo la tanto agognata proclamazione di campione della lega, si diventa automaticamente l’allenatore più forte della regione. Cosa essenziale però, è la cattura di essi, il più possibile. Che siano nelle grotte, montagne, mare o città, che sia di notte o di giorno, bisogna trovarli e renderli propri. Nel momento in cui venni a conoscenza di questo mondo, me ne innamorai nell’immediato. Verde Foglia fu il primo a cui giocai e adesso, alla veneranda età di 22 anni aspetto che a novembre escano in Europa le due versioni Sole e Luna. Ma il 2016 non è una data qualunque per la Pokémon company, questo perché è l’anno in cui si festeggia il videogame che hanno creato e rilasciato esattamente 20 anni fa. Difatti con la collaborazione di Niantic, società che sviluppa software e giochi per telefonini come Ingrees, l’app Pokémon Go, è stata lanciata gratuitamente per gli smartphone con sistema operativo iOS e Android. Quest’app, in cui sfrutta proprio la realtà aumentata, rende i mostriciattoli visibili tramite il cellulare e in qualunque posto noi ci troviamo, possiamo catturarli, farli lottare nelle fittizie palestre e con i propri amici. Per ogni fan, tra cui io, questo si tratta del coronamento di un sogno. Grazie al suo avvento la popolarità e gli introiti della Nintendo sono balzati alle stelle, tutti quanti ci giocano, tutti quanti ne parlano. Il gradimento che l’azienda sta guadagnando grazie ad esso è tale da causare problemi col server. Ma ecco la parte più interessante, che non riguarda tanto il gioco in sé. Nel nord America una ragazza, concentrata dalla ricerca delle colorate creature, ha rischiato la vita venendo investita da una macchina. Seppur messa davvero male, è riuscita a sopravvivere, mentre la madre sbiancata per l’accaduto, sconsigliava caldamente ai genitori di far scaricare l’app ai figli. Ma non finisce qui, su internet ci sono notizie delle più pazze. Alcuni autisti di varie città, hanno pubblicato degli annunci in cui erano più che disposti ad accompagnare i clienti in cerca di pokémon, palestre e pokéstop. Sempre in America, un gruppo cospicuo di studenti dell’università della Florida, tra schiamazzi vari, è scesa nel campus in piena notte solo per catturare uno Squirtle. A Sydney, in Australia, folle di persone erano solite radunarsi in un parco in un quartiere, i residenti esausti dal baccano e, dai megafoni che spesso usavano alcuni, hanno incominciato a lanciare loro uova e secchiate d’acqua. Altri, di nuovo in America, hanno ben pensato di attraversare laghi in kayak, visitare grotte e scendere per burroni. La polizia a riguardo, ha espresso la sua preoccupazione per i molti casi di infortuni e incidenti. Alcuni usano direttamente i droni, altri entrano direttamente nelle stazioni di polizia. Non sono sicuro al 100% della veridicità delle notizie, ma non mi stupirei se lo fossero e questo perché, la cosa buffa, concedetemi il termine, è che nel trailer che ha superato le venti milioni di visualizzazioni, mostra verso la fine, una schiera di persone correre nella capitale del Giappone in cerca del pokémon leggendario Mewtwo. Bene, Questo evento è successo per davvero, ma a New York, più precisamente Central Park. Ecco delle foto.
Come vedete non dico bugie, l’entusiasmo che si sta generando è di enormi proporzioni che tocca proprio tutti, persino il Tg1 e Radio Dj ne hanno parlato. Ma come al solito la domanda sorge spontanea, è un bene? Voglio dire, abbiamo così tante distrazioni e in questo periodo storico si vive per lavorare, quindi si hanno gli strumenti per sostenere mentalmente e umanamente l’avanzare del progresso? Ammetto già da ora che lo scaricherò, perché in fin dei conti non vi è nulla di male, ma ecco il succo del discorso. Per quanto la tecnologia attiri la mia attenzione, sostengo che si sta sempre di più perdendo il controllo su di essa, viene sempre meno il contatto con la vera realtà, in cui il paradosso è proprio un’altra creazione di essa. Sento che le persone in qualche modo denuncino una mancanza, si prova un vuoto che si cerca di colmare nella maniera sbagliata. Vi racconto un esempio, un uomo, sempre nei blasonati Stati Uniti ha sposato il suo IPhone. Allora, sapevo che la gente è strana e lo sono anche io, giuro, ma questo lo trovo assurdo, oltre che esibizionista, dopo tutto prima si sposavano le persone. Poi si è passato a gatti e cani il fardello di vivere nella buona e nella cattiva sorte, ma almeno loro a differenza dei cellulari sono vivi. Fermatevi per un istante e pensateci. Se c’è questo bisogno di evadere dalla realtà, dalle convenzioni sociale, se c’è questo bisogno di scappare via dal nostro mondo preferendo delle illusioni, delle macchinazioni che producono un finto benessere, qualcosa non va. Non si sa gestire il cambiamento, non di queste portate e lo sappiamo tutti. In un mondo come il nostro e non quelli che stanno creando ad hoc, ci vorrebbe più amore, più sensibilità che può dare solo il nostro essere umani, più empatia, ecco tutto. Pokémon Go è solo la base, a seguito ne usciranno altri, più realistici, più dettagliati e credete che sia esagerato se dico che un girono, si preferirà sopravvivere in quelle realtà anziché la nostra? Perché no, lì si avrà tutto quello che si desidera, senza il minimo sforzo. Un’altra cosa buffa di tutto ciò è che da bambino fantasticavo su questi mondi, mentre ora incomincio un po’ ad esserne perplesso. Aldilà delle belle parole, ognuno di noi conosce i veri problemi ma come si dice: chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane, o al pane preferisce altro e chi vuole capire capisca. Purtroppo per noi, per quelli che hanno davvero a cuore quel briciolo di umanità che barcolla sempre più, non è stata ancora inventata un’applicazione che cancelli via la bruttura della nostra società e mai succederà.